La leggenda di castel dell'Ovo

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  1. ::lullabi::
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    Visto che sono napoletana ho voluto rendere nota a tutti questa legenda. Probabilemnte alcuni già la consoceranno se son venuti in gita scolastica a Napoli ed hanno visitato il castello. Anche a me la dissero in gita alle scuole medie mi sembra. Comunque passiamo alla storia.
    Una antica legenda narra che il poeta Virgilio, che da sempre era stato molto legato alla città di Napoli, per fare un dono al popolo pose nelle segrete del castello un uovo magico, che avrebbe portato prosperità e salute alla popolazione. ( e qui commenti cattivi venite pure, tanto ormai..)
    I napoletani avevano molta fiducia nel poeta tanto che consideravano di così grande importanza quell'oggetto, che alla notizia che l'uovo si era rotto, si scatenò il panico nella città. Inoltre, ancora oggi si dice che parte del Castello è sottacqua e che questo inabissamento si ebbe proprio a causa della rottura dell'uovo.
    Per placare la paura nel popolo napoletano la regina Giovanna d'Angiò fu costretta a proclamare che l'uovo si era sì rotto, ma era stato sostituito e che i suoi effetti benigni si sarebbero ancora riversati sulla città.
    x°D Una leggenduccia delle mie parti che affascina tanto turisti e non *-*

    SPOILER (click to view)
    Ho trovato anche su questo sito una leggenda più approfondita sull'argomento che lega Virgilio e Castel dell'Ovo al mondo esoterico e degli alchimisti. Per chi è incuriosito dall'argomento può leggerlo se vuole.

    La leggenda di Castel dell'Ovo

    Il discorso sull'esoterismo a Napoli si fa molto interessante nel Medioevo normanno e angioino, quando si sviluppò, e vi trovò enorme credito, la teoria di Virgilio il Mago. I rapporti del grande poeta latino con Neapolis sono moltissimi; la città che ancora ne onora la tomba nel parco di Fuorigrotta che porta il suo nome, presenta due diverse direttrici "d'amore": quella colta che riguarda la sua prestigiosa opera letteraria, e quella popolare che lo venera quale Mago- Salvatore della città stessa; il "Liberatore" da varie iatture come, ad esempio, invasione di insetti o serpenti, con l'ausilio di particolari "incantesimi". La testimonianza più affascinante di questa "credenza" resta il nome di "Castel dell'Ovo" alla turrita struttura dell'isolotto di S. Salvatore, la greca Megaride, unita in seguito alla costa (artificialmente) dal Borgo Marinaro. In effetti l'origine del nome resta alquanto misteriosa se non si analizza bene il "nome" stesso. Per prima cosa gli studiosi di alchimia sanno che il termine uovo o meglio uovo filosofico è il nome "esoterico" dell' Athanor, il piccolo forno chiuso, il matraccio di metallo o di un particolare vetro nel quale avveniva la lenta trasmutazione degli elementi primari - zolfo e mercurio - in metallo "prezioso", L'oro alchemico. Operazione iniziatica che definiva, in effetti, una profonda mutazione dello spirito e dell'intelligenza dell'operatore. A Napoli, nel periodo medioevale, fiorisce una grande scuola ermetica che si occupa di alchimia. I processi di "liquefazione", "soluzione" e "calcinazione" sono favoriti da una particolare terra vulcanica offerta dal Vesuvio mentre la distillazione dell'acqua marina era ritenuta l'unico surrogato alla rugiada raccolta nella notte - l'acqua degli alchimisti - che doveva possedere un grado altissimo di "purezza cosmica". Megaride divenne presto, già nell'età classica, rifugio di eremiti che occuparono le piccole grotte naturali ed i ruderi delle costruzioni romane della grande domus luculliana che dalle pendici di Pizzofalcone giungeva all'isolotto di Megaride. I monaci Basiliani riutilizzarono poi le possenti colonne romane per ornare la sala del loro "cenobio", come ancora si può notare visitando Castel dell'Ovo. E' noto che molte ricerche alchemiche avvenivano celate ai più proprio nel segreto di alcuni monasteri medievali ed è confermata la presenza sull'isolotto di monaci alchimisti. In un antico documento, si legge di un antico amanuense che aveva speso tutta la sua esistenza "... nello studio e nella trascrizione di Virgilio...". E le continue e appassionate ricerche operate da studiosi hanno testimoniato più volte la profonda "cultura virgiliana" della classe colta e religiosa napoletana tra il Medioevo angioino e il Rinascimento aragonese. Infatti si è già accennato a quell'amore particolare dei napoletani per il poeta mantovano. Virgilio, narrano molte cronache medioevali napoletane, entrò nel castello di Megaride e vi pose un uovo chiuso in una gabbietta che fece murare in una nicchia delle fondamenta, avvisando che alla rottura dell'uovo tutta la città sarebbe crollata. Altre versioni parlano di un uovo sigillato in una "caraffa" di cristallo sempre murata in un luogo segreto del castello con la stessa raccomandazione. Così nasce il nome di "Castel dell'Ovo" che l'isolotto ha sempre conservato, e lo si evince sia dagli scritti antichi che da una radicata tradizione orale. L'ipotesi che ne deriva è questa: Virgilio apprende il metodo di "distillazione" da un seguace dei misteri orfici ancora operante nella campagna napoletana e si procura un recipiente adatto per distillare ed operare nel segreto di "laboratori" ospitati in ville patrizie di nobili che, ottemperando al volere di Mecenate Ottaviano, renderanno al Mantovano del tutto sereno il soggiorno napoletano. Virgilio, che ha studiato proprio a Napoli alla scuola del epicureo Sirone ed ha nel cuore Esiodo e Lucrezio, si addentra sempre di più nella conoscenza segreta della natura iniziandosi ai culti di Cerere e Proserpina allora vivissimi a Neapolis. Ma allora Virgilio è veramente un "mago" pre-alchimi- sta? Perché Dante Alighieri, il più "iniziato" dei nostri poeti, affiliato per sua stessa ammissione alla setta dei Fedeli d'Amore a Firenze, iscritto alla corporazione de' medici e speziali che ha lasciato il più eccelso ed inquietante libro "esoterico" nella immortale Commedia, ha voluto come "guida" proprio Virgilio? Di certo Napoli l'amò moltissimo, e lo ritenne prima di S. Gennaro protettore a tutto tondo. Tant'è che morto a Brindisi nel 19 a.C. onora da sempre la "tomba" napoletana.
     
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  2. soleluna113
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    mi piace l'idea delle leggende e storie della propria città...io non sono mai stata a Napoli ma se mai mi capiterà di passarci sicuramente mi ricorderò di questa storia
     
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  3. verronica
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    Anch'io essendo napoletana conosco questa leggenda e la trovo molto carina ^^
     
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2 replies since 13/12/2008, 22:58   1026 views
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